La Patologia Emororidaria (PE) è una condizione clinica molto frequente nella popolazione. I sintomi ad essa correlati posso comportare importanti effetti sulla vita di relazione dei pazienti nonché ripercussioni sulle attività lavorative con conseguenti implicazioni socio-economiche.
Al contrario di quanto spesso si pensa, il disturbo più frequente della PE è il sanguinamento in ASSENZA di dolore. Il sanguinamento emorroidario è caratterizzato dall’emissione di sangue rosso vivo, si verifica solitamente durante o dopo la defecazione, non concomita dolore, ed è un fenomeno che si autolimita. Tuttavia i quadri di presentazione della PE possono essere diversi: dalla sensazione di ”ano umido” ovvero la percezione di umidità dei tessuti perianali, riferiti dal paziente come “sudati”, alla sensazione di non sentirsi mai puliti.
Un altro quadro di presentazione è quello del prolasso che consiste nella fuoriuscita delle emorroidi all’esterno dell’ano con, talvolta, necessità di riposizionamento manuale delle stesse da parte del paziente. A questo quadro clinico spesso si associa il fenomeno del soiling, ovvero il riscontro di piccole perdite di materiale fecale non percepite dal paziente più spesso riferite come il riscontro occasionala e non controllato di biancheria sporca di materiale fecale.
Come detto inizialmente il dolore NON è il disturbo prevalente né quello più frequente nella PE. Esso compare in associazione a trombosi del tessuto emorroidario, ovvero formazione di un coagulo ematico all’interno del plesso venoso emorroidario che determinerà, di conseguenza, aumento di volume del gavocciolo emorroidario, suo indurimento e, quindi , tensione del tessuto con insorgenza di dolore (sia spontaneo che evocato dal tatto).
La stadiazione della patologia emorroidaria che correla il solo grado di prolasso con il trattamento ad esso associato appare appannaggio di una chirurgia arcaica . Essa infatti non solo non tiene in considerazione le diverse manifestazioni cliniche della PE, ma anche, le attuali tecniche chirurgiche e non a nostra disposizione.
Oggigiorno è giusto che lo specialista proctologo scelga il miglior approccio terapeutico, chirurgico o medico o in combinazione, sulla base di diversi parametri in relazione ai sintomi, al sesso del paziente, all’età, ed all’obiettività clinica.
Le terapie chirurgiche disponibili per la PE sono diverse e, soprattutto, non sono alternative o equivalenti!
La moderna proctologia si può avvalere della Prolassectomia Meccanica, dell’asportazione dei gavoccioli emorroidari (intervento sec. Milligan-Morgan), della dearterializzazione mediante Laser (HeLp) ovvero mediante punti di sutura (THD), della pessia manuale (con filo di sutura) del tessuto prolassante a monte delle emorroidi ed ancora della legatura elastica associata o meno alla scleroterapia.
Tra le tecniche di sclerosi emorroidaria un nuovo approccio terapeutico ambulatoriale è stato proposto. Questa innovativa procedura si chiama “RAFAELO” e sfrutta il calore generato da un onda di radiofrequenza (RF) allo scopo di coagulare e coartare il gavacciolo emorroidario traghet. La “Rafaelo” è una procedura estremamente mininvasiva, che richiede anestesia locale e blanda sedazione e non necessita di ricovero. Il post-operatorio è poco doloroso, con conseguente rapida ripresa dell’attività lavorativa. Non sono richieste medicazioni o visite di controllo ravvicinate.
Allo stato attuale non esiste una terapia che possa essere definita superiore o migliore rispetto ad un’altra in assoluto. La bravura e la capacità del professionista proctologo è quella di saper scegliere il miglior approccio per ogni singolo paziente (tailored therapy).
E’ importante sottolineare che la nuova proposta terapeutica con RF ovvero “Rafaelo”, non può e non deve essere messa a confronto con altre tecniche più invasive (tipo la prolassectomia meccanica) che hanno intenti e soprattutto indicazioni differenti.